mercoledì 21 gennaio 2015

Kingsman: The secret Service [Anteprima]


L'altro giorno scrivevo che Agent Crater, la nuova serie Tv Marvel, mi aveva stupito. Succede raramente considerato quante informazioni riceviamo sui film prima della loro uscita. Quando mi sono seduto in sala insieme a alcuni dei membri de "Lo Studio in Rosso", per assistere all'anteprima di Kingsman: Secret service, non sapevo davvero cosa aspettarmi.

FLASHFORWARD:
Usciamo dalla sala con l'adrenalina che pompa nelle vene, una voglia incredibile di vedere, subito, il seguito del film e l'idea di cambiare il nome dello studio in "Kingsmen".

FINE FLASHFORWARD:
Il mio me, ignaro di quello che gli sta per succedere, si siede sulle poltrone dell'Adriano, in una saletta in cui, noi dello Studio in Rosso, eravamo la metà dei partecipanti alla proiezione.
Ripasso quello che so del film, cioè che è tratto da una serie di Mark Millar che mi è piaciuta, ma non mi ha certo cambiato la vita, anche se Mark è uno dei miei sceneggiatori di fumetti preferiti, che il regista è Matthew Vaughn che ha diretto il primo Kick Ass, che mi è piaciuto parecchio e il primo film del nuovo corso degli X-men, che mi stupì parecchio: Vaughn sembra destinato a stupirmi in sala.

Poi partono dei titoli di testa fracassoni e pacchiani, io e Mauro Uzzeo storciamo il naso e ci ripetiamo che un film americano su un fumetto che era l'essenza dello spirito british, non può funzionare.

E invece ci bastano quindici minuti per lasciarci alle spalle i nostri dubbi. Perché con Secret Service Vaughn riesce in un numero da equilibrista: Kingsman è  il corrispettivo filmico della figlia di un aristocratico inglese, con un'accento perfetto e un visino angelico, a cui però piacciono i tatuaggi da battona, le gare di mostertrack e il sesso anale.
Uscendo dalla colorita similitudine, il film continua a gridare il suo infinito amore per Bond per poi trollarti un attimo dopo.



La storia è un evidente pretesto per riproporre l'agente doppio zero, i Kingsmen sono una società di agenti segreti al servizio della corona, con i nomi in codice che richiamano i dodici cavalieri della tavola rotonda.
Alla morte di Lancelot, uno degli agenti in servizio, tutti i membri in vita, propongono un loro candidato come rimpiazzo. Colin Firth finisce per candidare Eggsy, un ragazzetto di periferia sboccato e rozzo che stona con il rigore e la classe degli appartenenti alla società segreta. Inizierà così un durissimo addestramento e la sua trasformazione in un perfetto (?) agente di sua maestà. Commovente il rapporto tra mentore e allievo, con un giovanissimo Taron Egerton in grado di tener testa a Firth, in grado di fare da perfetto contrappunto alla sua compostezza con delle faccette da paraculo da oscar.



Come in ogni Bond che si rispetti, in Secret Service, non manca un villain sui generis, interpretato da Samuel L. Jackson. Il miliardario Valentine ha la zeppola, un'infinita serie di cappellini da baseball messi di traverso e il piano di dominazione del mondo più stupido della storia; sembra uscito da Austin Powers, mai poi è anche capace di gelarti il sangue ammazzando a sangue freddo [NOME OMESSO PER EVITARE SPOILER] per poi, continuando il saliscendi emozionale, rimanere orribilmente scandalizzato dalla violenza del suo gesto.


FINE FLASHBACK, O RITORNO AL PRECEDENTE FLASHFORWARD

Usciti dal cinema, dopo due ore di azione, l'unico pensiero negativo sul film è che Vaughn aveva già girato i primi capitoli di X-men e di Kickass, per poi veder buttato tutto in vacca da due seguiti di incommensurabile bruttezza, spero davvero che non tocchi lo stesso destino a Secret Service.



Chiudo con un avvertimento: il film perde davvero tanto per colpa della traduzione, considerato che l'accento di ogni personaggio è una sua caratteristica fondamentale e distintiva. A voi giudicare guardando il trailer italiano e quello inglese.