mercoledì 29 febbraio 2012

Avengers



E' davvero tanto gasante, ho paura a dire che ci sono grandi speranze, ma ho passato tutta la mia adolescenza a far finta di non essere un nerd. Quindi ora basta mi travestirò da capitan america e mi metterò su un cornicione con il coperchio di una pentola tinto di rosso blu e bianco!

Viva Whedon, viva gli Avengers!

domenica 26 febbraio 2012

Titanc 3D

Questa è una recensione in ritardo. In ritardo in tutti i sensi, perché ho visto il film in anteprima il 14 febbraio e perché il 14 febbraio di quest'anno era la prima volta in assoluto che vedevo Titanic.

Come vi dicevo era il 14 febbraio, la festa degli innamorati, quindi scontato che io andassi a vedere il film con il mio amico Cirincione e la solita coppia di amici Mary e Roberto, che probabilmente partecipano a un programma segreto di riabilitazione per terzi incomodi.
Il film parte, mi metto gli occhialetti convinto che, anche senza aver mai visto il film per intero ormai ne conosca quasi ogni scena e di certo non mi possa stupire più di tanto. E invece...
E invece Titanic 3D stupisce, stupisce perché mi ricorda com'è fare i film con tanti soldi, fare le cose in grande. Perché mi ricorda quanto e bravo Cameron che riesce a tenerti incollato alla poltrona anche senza il T-1000. Stupisce perché il 3D è eccezionale. Con questa conversione di un vecchio film non nativo, Cameron fa la voce grossa per dire -3D it's mine bitches!-
Naturalmente ci sta pure Celine Dion e le battute ultra smielate, ma c'è anche una piena consapevolezza, superate le gelosie puberali, che Leonardo di Caprio sia davvero inumanamente bello e Kate Winslet, la madre ideale dei miei figli.
E c'è quella scena favolosa in cui Rose si aggira con la scure sulla testa in stile marine, e la luce va via e in sala senti il freddo dell'acqua gelata.
C'è la genialità di uno script che fa muovere i due personaggi attraverso la nave mostrandoci ogni fase del suo affondamento e la genialità dell'antefatto ai giorni nostri con la simulazione dell'affondamento al computer che fa da legenda allo spettatore.
E c'è il Titanic, che è grande, che è grande quanto Cameron e quanto il film, che ci ricorda i bei tempi del cinema grande; perché al Sundance e a letto potrete anche mentire a voi stessi, ma in fondo lo sapete anche voi... le dimensioni contano. 


mercoledì 22 febbraio 2012

"Pirati! Briganti da strapazzo" trailer italiano

Peter Lord e la Aardman Animations tornano con un nuovo film in stopmotion. Notizia vecchia. Ma ecco qui il trailer in italiano

ARGH!!!


sabato 18 febbraio 2012

Criminal il film


Mi era sfuggita una notizia leggendo l'editoriale di Fatale l'altra settimana. Brubaker sta scrivendo lo script del film tratto dal primo numero di Criminal e pare anche che sia stato già scelto quel gran manzo di Michael Fassbender per rivestire la parte del protagonista mentre la regia sarà affidata a David Slade. Il regista inglese ha diretto il bellissimo Hard Candy, il contestatissimo 30 giorni di notte (mi rifiuterò di scrivere di buio) e il terrificante Twilight Eclipse. Sperando che quella di Slade non sia una spirale distruttiva, le premesse per un bel film ci sono e il debutto di Brubaker al cinema mi attira.

domenica 12 febbraio 2012

DREDD 2012

il grugno di Sly non si batte... lo stai facendo sbagliato.


Potrà Eomer battere Sly?
Non lo sappiamo, ma temiamo di no.

Sta di fatto che a Settembre uscirà il reboot di Dredd. Ancora nessun traile ufficiale tranne questa clip sulla post-produzione.

Manca ancora tanto, ma a noi piace far crescere la scimmia pia piano!





Secondo me il biondino perde in partenza... vedremo


Faccia da pirla... 

Faccia "te rompo er culo"




RT

Mudman






















Dopo Fatale mi sono fatto un giro su comixology, nella sezione dedicata all'Image e ho comprato un po' di novità, quindi vi avverto che questa settimana vi beccate un sacco di articoletti su quanto sono fichi all'Image e di quanto io odi le major. Sì proprio dopo aver recensito praticamente solo il megaevento della DC me ne esco dicendo che le idee migliori stanno altrove. La verità è che difficilmente smetteremo di voler sapere cosa succede a Batman o a Superman, ma non bisogna dimenticare che quando sono usciti erano cose nuove, strane, rivoluzionarie. Mo vado a fotografare un po' di balene morenti con la mia leika, finisco la maratona dei film della vecchia edizione del sundance e poi mi decido a parlarvi di sto fumetto evitando di farlo sembrare un atto rivoluzionario.
Mud Man è il classicissimo primo numero di un supereroe. Sento già i fischi in platea (quando scrivo immagino di essere al centro di uno stadio gremito di una folla esultante). Smettetela di gridare però, perché vi ho promesso il fumetto indipendente e lo avrete. Infatti sebbene Mud Man segua tutti i crismi delle origini dell'eroe riesce a instillare nuova linfa nel genere. Insieme al secondo numero infatti ricrea un'atmosfera a metà fra i film di Chris Columbus e i primi numeri dell'uomo ragno. I disegni di Grist, un segno da graphic novel (bleah!) prestato al fumetto supereroistico, fanno sì che la magia funzioni e direi anche che i colori di Crabtree, primo colorista di Invincible, completano il tutto regalandoci un prodotto graficamente gradevole e perfettamente in sintonia con la narrazione. La storia di Mud Man, come vi stavo spiegando prima che mi interrompeste con le vostre grida, è molto classica: Owen Craig è un ragazzino che, l'ultimo giorno delle vacanze estive, entra in una casa abbandonata per fare dei graffiti. Nella villa spettrale scopre una stanza segreta che ospita quella che lui stesso definisce una batcaverna, al cui centro si staglia uno strano costume. Segue un'azione concitata, degli spari di cui non comprenderemo la provenienza fino al secondo numero. Owen fugge attraverso la spiaggia piena di cartelli che avvertono del pericolo di finire nelle sabbie mobili formate dal fango, dopodichè il nostro eroe si ritrova nel suo letto, convinto che sia stato tutto un sogno. Unico problema, da quella fatidica notte il ragazzo è in grado di trasformare il suo corpo in fango.
Se fino a qui si gioca con i capisaldi del genere, la novità che mi ha fatto letteralmente adorare il fumetto sta soprattutto nell'ambientazione e nell'atmosfera generale. Owen non è un ragazzino americano che vive in una grande metropoli e frequenta una scuola pubblica, vive invece a Brnbridge on the Sea, una cittadina di provincia inglese che si affaccia sulla manica. Già dalle prime tavole è chiaro come la natura provinciale dell'ambientazione crei una sensazione di istintiva familiarità che non ci possono certo dare i grattacieli e i ponti sospesi e dia il via a una serie di dinamiche e di storie che hanno il gusto della commedia all'inglese. Ad aggiungere questa eco da film estivo per ragazzi, ci sono i primi villain che Owen affronta, proprio in quella casa disabitata in cui trova il suo costume, una coppia di ladri sullo stile dei due di Mamma ho Perso l'Aereo.

L'eroe provinciale e ragazzino di Grist mi ha convinto tanto da fare il mio primo abbonamento su Comixology, vi avviso se me ne pentirò, ma il supereroe mixato e shakerato con i teen movie anni ottanta non può fallire... non deve, altrimenti piango.




MM

Voto: 8,5

sabato 11 febbraio 2012

Fatale

Fatale è il nuovo fumetto dell'ormai consolidatissima coppia Brubaker/Phillips, aiutati dal colorista di Hellboy Dave Stewart. Un cast stellare che ha trovato casa all'Image. La libertà assoluta degli autori è sempre stato un vanto per la casa dei fuoriusciti Marvel e Dc e, ora che la crisi globale del settore e le scelte editoriali azzeccate, hanno portato vendite della ribelle ad essere più o meno simili a quelle delle grandi major, la scelta Image diventa sempre più appetibile per molti autori. Il primo albo di Fatale dimostra la professionalità e la libertà creativa della casa americana. Anni '50 gangster e horror alla Lovecraft, un Phillips ispiratissimo e Brubaker che ammette nell'editoriale che non avrebbe mai potuto scrivere un horror senza mischiarlo al suo stile noir. Il mix funziona, l'atmosfera da detective story con, appunto, la femme fatale, l'eredità di uno scrittore e le messe nere a chinatown sono la cornice perfetta per quella che, ci avverte sempre Brubaker, sarà una storia lunga e complessa. Non posso fare altro che lasciarvi a qualche tavola di anteprima e invitarvi a comprare l'albo e godere con me di Fatale.






















MM

Voto: 7,5

venerdì 10 febbraio 2012

Trailer

Oggi non è che ci vada moltissimo di scrivere quindi eccovi una lista delle cose che aspetto di più e dei trailer più coatti degli ultimi giorni. 
Iniziamo con lo spot del superbowl degli Avengers. Dopo i primi due trailer non so se sono rimaste battute di Stark da sentire, o meglio inizio a sospettare che non ne abbiano scritte per gli altri personaggi. A Occhio di Falco neanche gli hanno fatto il costume. Detto questo il fomento aumenta... niente scherzetti Whedon!!!





Si prosegue con una cosa strana che crea in me sentimenti contrastanti. Un seguito della triologia di Bourne, il protagonista è Jeremy Renner, che dopo Hurt Locker e The Town è tipo un mio mezzo idolo e che, se imbrocca anche questo film, diventa un mio idolo completo.




Lo spot del Super Bowl di G.I. Joe Retaliation, il film che potrebbe risollevare in una sola mossa le sorti di: The Rock, Bruce Willis, il genere action. Ci credo, ci spero, preghiamo tutti assieme perché sia vero.




E alla fine il trailer, con la colonna sonora più pompata negli steri delle macchine dei Fratelli della west coast, Safe House. Denzel Gigioneggia al suo massimo, le macchine saltano, la gente si spara, sembra un film di Ridley Scott e in america esce tra pochi giorni.


giovedì 9 febbraio 2012

The Girl with the Dragon Tattoo e Hugo Cabret


A Roma ha nevicato parecchio, ma la cosa non sembra avermi impressionato parecchio perché come al solito ho passato il week-end al cinema. Volevo fare il fico che se ne frega della neve e invece poi la neve ha finito per influenzare il mio giudizio sui film che vedevo.

Come mio solito sabato ero stato invitato a una proiezione fra due coppiette. Per fortuna la seconda coppia formata dal mio amico Giulio Spiridione Gualtieri e la sua donna Michela, si è presentata in ritardo, vestita come pinguini con due paia di stivali di gomma ai piedi, rispettivamente rubati a una cinese da MAS e strappati a un operaio di una fabbrica polacca. So che la descrizione delle condizioni in cui ho visto il film sembra non essere importante, ma la verità è che quello scorso è stato un week-end irreale, in cui il cinema mi ha stupito meno degli eventi meteorologici. Ora a voi di tutti questi dettagli non interessa nulla, e molti non li capirete neanche, ma avendo notato che solo i post con la parola tette vengono letti, allora mi faccio un po' i cavoli miei e in fondo al post metto un bel paio di zinne.

Mentre cerchiamo tutti di scacciare il freddo dalle ossa, il film parte e l'insolita atmosfera invernale di Roma crea subito empatia con la pellicola che si svolge nelle fredde terre del nord della Svezia. A tratti la stessa empatia diventa un peso inutile, inizio a pensare: come fa Daniel Craig a stare con il maglioncino in mezzo alla neve? E' 007. Mi rispondo subito. E come fa la bellissima Rooney Mara a non cadere sulle strade ghiacciate della svezia? In Svezia uno come Alemanno non lo metterebbero neanche a spargere il sale. Sono proprio forte a darmi risposte intelligenti, quindi mi faccio un sacco di domande sulla quantità di neve che è caduta su Roma nella notte e di come debba essere vivere in un paese del nord. Mi distraggoe se ne va a fars fottere il l'immedesimazione con i personaggi, ma a differenza di quello che sarebbe successo l'indomani non chiudo occhio. Non mi addormento neanche un po' perché Fincher riesce a dare ritmo al librone di Larsson, senza per questo doverne snaturare i tempi lenti. La prima parte procede decisamente con i ritmi svedesi, ma serve solo a fare da contraltare a una seconda metà del film tiratissima in cui però mi stupisco continuamente che Daniel Craig non tiri fuori la pistola e inizi a menare come non ci fosse un domani. Il film come il libro avrebbe potuto fare a meno di un buon quarto d'ora nel finale, ma Fincher si porta a casa un film che è evidentemente poco farina del suo sacco e molto mestiere, pulito, essenziale, efficace. Come un telefonino svedese, come il vecchio 3210.

 Sò proprio cattivo che liquido così un film di Fincher, anzi sono proprio trasgressivo e controcorrente, ma il bello è che siamo solo a metà del pezzo e devo ancora parlare del film di Scorsese.

A Roma ha nevicato parecchio, più di quanto mi aspettassi e dopo aver cenato con Giulio e Michela sono rimasto incastrato a casa di Roberto Recchioni e la sua ragazza Mary. Visto che gli avevo già rovinato il week-end romantico ed innevato, ho pensato bene che la mattina seguente potessero ancheportarmi dinuovo al cinema, Roberto non mi ha voluto comprare le mandorle pralinate perché dice che mi fanno male ai denti, ma alla fine l'ho spuntata almeno sul film da vedere: Hugo Cabret.

Ho scoperto dopo che in realtà non c'era nulla di affettuoso in quel che stavamo facendo, la verità è che ero terzo in lista, dopo il cane e il gatto, per finire in forno, nel caso le scorte della città si fossero esaurite prima del disgelo. La mia estrema magrezza e Scorsese quindi mi hanno salvato la vita.
Ci siamo infagottati  come Totò e Peppino (e la malafemmina cannibale) e siamo andati pattinando a vedere il film. Sarà stato il tepore della sala, sarà stato il passato pericolo di essere cotto in padella, ma io i primi venti minuti del film li ho guardati con un solo occhio aperto (il che rovina molto il 3D) e i successivi quindici li ho proprio saltati mentre Mary mi disegnava gli omini in faccia. Quando ormai Mary aveva avuto il tempo di farmi un paio di baffetti da Hitler, mi sono svegliato di soprassalto e ho iniziato a prestare maggiore attenzione. Il film è carino, visivamente interessante, anche se ancora non al livello di Dragon Trainer o Avatar, unici due film che per ora sono valsi il costo maggiorato del 3D. Almeno un paio di carrellate attraverso la stazione affollata fanno davvero la loro porca figura, ma per il resto tanto buio e poco divertimento. La storia invece è assolutamente inesistente. C'è un ragazzo che ha un robot che non funziona e lo deve aggiustare a tutti i costi perché potrebbe avere al suo interno un messaggio di suo padre, ma quando lo aggiusta scopre che non c'è nessun segreto su suo padre, ma bensì sul giocattolaio della stazione che in realtà è Meliès, il famoso regista visionario (il primo a beccarsi quest'appellativo e forse uno degli unici a meritarselo). So bene che la frase qui su è molto lunga e confusa, ma vi assicuro che la cosa è voluta, rispecchia perfettamente quello che penso del film: lungo e confuso. Guadagna in lucidità unicamente nei momenti dedicati a Meliès e alla magia del cinema. Viene insomma da pensare che Scorsese avrebbe potuto benissimo girare un bel documentario su Melies, o anche una di quelle agiografie strappalacrime che poi finiscono nei programmi di Pieroangela, e risparmiarci l'orfano più noioso della storia degli orfani.

La conclusione che ho potuto trarre da quest'esperienza di cinema e neve, è che ho la soglia dell'attenzione di un criceto. La nevicata fuori dalle porte del cinema mi ha distratto come fosse il motore di un boing acceso dietro la mia poltrona, quindi ammetto che potrei non essere stato del tutto obbiettivo nei miei giudizi.

Spero di non aver offeso nè Martin nè David che so per certo che leggono assiduamente il nostro blog, visto comunque che sta recensione è nata un po' a cazzo la finisco anche peggio...


 MM

martedì 7 febbraio 2012

Moneyball l'arte di vincere


Inizio dicendo che la mia conoscenza del Baseball si ferma a Pat ragazza del baseball. Detto questo Moneyball non è neanche propriamente un film sul baseball, infatti i protagonisti non sono nè i giocatori nè l'allenatore, ma il Gm che non non vuol dire game master miei piccoli nerd, ma general manager. Praticamente uno che di lavoro gioca al fantacalcio. Considerando che non so nulla di baseball, apparte che si vedeva lontano un miglio che Pat era una femmina, è stato eccezionale constatare quanto mi sia piaciuto il film.
La storia è semplice, c'è Brad Pitt che è un ex giocatore che sul campo ha fatto flop e ora fa il talent scout per una squadra ridicolmente scarsa con una quantità ridicola di denaro da spendere per fare acquisti. Non solo ogni volta che Brad si fa il culo e scopre qualche buon giocatore, le squadre di major glielo rubano in un attimo. La soluzione gli si presenta nei panni di Peter Brand, un grassottello laureato in economia che ha una teoria su come spendere ridicolmente poco e vincere un sacco di partite. La teoria è comprare i giocatori badando unicamente alle statistiche, trasformare il talento in numeri. La scoperta eccezionale di Peter è che un campione da dieci milioni di dollari può essere sostituito da tre giocatori altamente sottovalutati, ma che statistiche alla mano possono dare di più. Peso, età, aspetto, sono tutti fattori che possono essere messi da parte.
Seguendo la teoria di Peter Brad mette su una squadra di underdog professionisti, perdenti ad alti livelli che però riusciranno a cambiare il mondo del baseball.
Brad Pitt Riesce a essere fico pure con la visiera e il tabacco da masticare, non provateci a casa. Per esperienza personale...vi fa assomigliare a quello che gli sta accanto.

La produzione del film non segue proprio la teoria di Peter Brand, anzi direi che l'equazione del successo di Moneyball è inversamente proporzionale a quella che racconta. Il regista è Bennett Miller, che dopo sei anni di silenzio da A sangue freddo torna con un film da oscar. Attore protagonista Brad, sempre più il figlioccio di Robert Redford. Alla scrittura Steven Zaillian, autore dell'ultimo film di Fincher e dell'ultimo film di Sydney Pollack, speriamo che Fincher abbia tempo di farne un'altro prima di tirare le cuoia. Insieme a Zaillian viene piazzato Aaron Sorkin che ha solo scritto la migliore sceneggiatura degli ultimi dieci anni Social Network. Insomma una squadretta che grida OSCAR  a gran voce e secondo il mio modesto parere se lo meritano tutti alla faccia di The Artist che è tanto un bel film, ma non è proprio il cinema che fa per me.

Cose geniali del film:
1) Si parla di baseball, ma non vediamo praticamente mai il campo da gioco, Brad Pitt (che ormai è tanto iconico che non mi riesco a ricordare i nomi dei personaggi che interpreta) non guarda mai le partite, e noi con lui.
2) Che senza mostrare i giocatori sul campo riesca a creare una tensione altissima.
3) La conferma che i bei film sullo sport non deludono mai.
4) Che sia una produzione tanto fica da potersi permettere Seymour Hoffman che fa poco più della comparsa.
5) Come tutti i film sullo Sport finisce per essere un gran metaforone sulla vita e sui nostri tempi e ci riesce senza sembrare troppo una maestrina con la penna rossa.
6) La miglior frase in sovrimpessione della storia dei film tratti da una storia vera.

Ora una parola sul titolo italiano: L'arte di vincere.
L'arte di mettere i titoli a cazzo è un nostro primato.


MM

lunedì 6 febbraio 2012

The Animation Workshop



Leggo dal loro sito:

The Animation Workshop - Center for Animation is Denmark’s leading animation institution with activities within the areas of education, culture, communication and business. The Animation Workshop is an independent management unit under VIA University College, and has a strong network of international companies, artists and educations.

E fino a qui ok.
Gli studenti a fine corso si cimentano in un corto animato. E anche qui, ok.
La cosa che però impressiona è la qualità di questi corti, sotto ogni punto di vista, sia narrativo che visivo.

Non ci credete? Guardate questi due qui:













QUESTO il sito. Buon divertimento!

RT

sabato 4 febbraio 2012

Lucy Lawless Nuda



Ognuno ha il suo scheletro nell'armadio. Conosco un tipo che sa a memoria le battute dello speciale natalizio di star wars, un altro che veste con nil giubotto di pelle ascolta metal e ha una collezione di gadget delle Spice. Il mio scheletro nell'armadio invece è Spartacus. La povertà visiva della serie è disarmante, Hercules in confronto era Inception, la sceneggiatura è rozza e brutale, in alcuni punti ridicolmente scontata, le prove attoriali si basano sulla quantità di olio spalmata sui pettorali da culturisti dei personaggi. Capisco tutto questo eppure ho adorato la prima stagione della serie e, dopo la morte dell'attore protagonista e i conseguenti ritardi produttivi, sto adorando il suo seguito Spartacus Vengeance. Mi sono spesso provato ad interrogare sul motivo di questa mia perversione per un prodotto tanto rozzo e mi sono dato varie risposte:

1) Xena, al secolo Lucy Lawless, fa vedere le tette. Dopo anni di fantasie su una coppa dell'armatura che cade o un improvisso calo di scolti per La principessa guerriera che portasse i produtorri alla sofferta decisione di rendere lo show un soft porno, finalmente tutti noi siamo riusciti a vedere le agognate tette dell'amazzone urlatrice.
2) Le coreografie di lotta sono tutte ben fatte e corredate da un gusto per lo splatter raro per una serie televisiva americana.
3) Il ciuffetto di peli tra le gambe di Xena. Dopo averci deliziato con i sui meloni, la nostra combattente preferita ci fa scoppiare il cuore di gioia mostrandoci il suo boschetto ben curato e rigoglioso. Finalmente una domanda che ci attanagliava dall'adolescenza è risolta, Xena si depila, ma non totalmente. L'avevo detto io ai miei amici che con l'armatura di cuoio la depilazione totale era da escludersi.
4) I terribili fondali in CGI. Per le prime tre-quattro puntate non si riescono a sopportare, viene il voltascomaco ogni volta che la camera gira e il fondale rimane appiccicato dietro l'attore. Ma con il passare del tempo la cosa inizia a diventare una specie di feticismo, si vede che sono entrati più soldi, che si potrebbe fare di meglio, ma quella dei registi è una scelta di stile: Spartacus è nato brutto e tale rimarrà.
5) Xena lesbica con varie ed eventuali donzelle seminude. L'ultima delle nostre fantasie adolescenziali è realizzata. Ora l'ultima speranza rimane che Renée O'Connor, al secolo Olimpia l'amichetta di Xena, si decida a gettare nel cesso una carriera bruciata nel cinema per unirsi alla sua vecchia compagna e mostrino in coppia le loro grazie... la speranza è sempre l'ultima a morire.
6) Dopo una martenza con il freno a mano tirato e l'ancora fuoribordo, Spartacus ingrana una storyline che, pur non essendo un capolavoro di originalità, si concede i suoi bei colpi di scena e trovate narrative, con addirittura un ribaltamento nella figura negativa del Gallo che dopo la sesta puntata diventa il mio personaggio preferitissimo.

Come vedete ho cercato di psicanalizzarmi alla ricerca delle ragioni del mio amore per Spartacus, ma la verità è che non ho bisogno di un motivo per guardarlo. E' come quando ti stai guardando un incontro di wrestling e il solito cervellone ti fa di gomito per dirti -Guarda che è tutto finto, mica si menano davvero-. Potresti spiegargli che sono comunque fenomenali atleti che eseguono coreografie complicatissime e rischiose, potresti spiegargli che se ancora avessimo un cinema d'azione decente (dita incrociate per il nuovo G.I. Joe) quegli stessi uomini ci delizierebbero con perfette scene di lotta... ma la verità è che è tanto più semplice sorride, annuire e continuare a guardare visualizzando la testa del cervellone stretta fra le mani imponenti di Triple H.



MM

venerdì 3 febbraio 2012

Chronicle


Ieri il blog ci ha procurato la prima anteprima con annessa conferenza stampa. Oggi a Roma nevica. Non che le due cose abbiano una seppur minima attinenza, ma oggi a Roma nevica davvero tanto.
Comunque, sorvolando sulle volontà celesti, devo dire che è stato molto interessante assistere alla prima di Chronicle, in primis perché il film era davvero molto carino, ben girato, ben scritto, ben interpretato, un saluto al mio amico Ben (una freddura visto che nevica). In secundis, mi assicurano che si può dire "in secundis", perché ho capito il motivo per il  quale la critica cinematografica italiana, a mio umilissimo parere, non ne capisce nulla del cinema dopo Scorsese, e mi sono tenuto parecchio largo. Ho frequentato per tre anni la facoltà di lettere tenendo una media decisamente alta, riuscivo a programmare le registrazioni sul mio VHS, il che fa di me un tipo sveglio, ma alcuni dei termini con cui descrivevano il film proprio non li capiti. Il problema fondamentale è che si sforzavano tanto per trovare modi di allontanare l'attenzione dalle tematiche supereroistiche del film che non si rendevano conto di quanto in realtà stessero elogiando proprio i temi più cari ai fumettisti di tutti i tempi. L'isolamento del diverso, lo scontro tra società e adolescenza/adolescente, i pericoli che si cielano dietro al potere; insomma come a dire gli X-men fatti e finiti. Se il film fosse realmente incentrato sui turbamenti adolescenziali sarebbe una palla e l'uso costante di camere a mano ne farebbe una palla girata a cazzo, invece per fortuna Chronicle parte come un teen drama alla Skins per finire con botte che fanno invidia alla maggior parte dei film Marvel. Il trucco dietro alla bellezza visiva del film sta nel far sembrare totalmente realistiche cose che siamo abituati a vedere visualizzate sullo schermo con smascherati effetti speciali.
Il film è una vera sorpresa, mi aspettavo un nuovo Troll Hunter, un Blair Witch Project in salsa Millar e invece sembra più il figlio bello di un matrimonio transoceanico fra Misfits e Cloverfied. La sensazione che avevo guardando il trailer era che fosse un film piccoletto, un film da sundance con la sceneggiatura di un colossal della Warner e che, proprio per questo, rischiasse il ridicolo nelle scene d'azione cercando di tenere basso il budget. Invece Chronicle fa una cosa strana, spende tanti soldi per sembrare amatoriale, ma solo per aumentare il realismo della messa in scena regalandoci uno strano ibrido che grida al mezzo capolavoro.
Sono sicuro che quando uscirà in italia (il 9 maggio grazie alle nostre splendide politiche di distribuzione) molti giornalisti tireranno fuori parallelismi noiosissimi che vi allontaneranno dalle sale, voi invece fate così, pensate solamente: e se potessi davvero avere i superpoteri?  E se potesse davvero esistere un film che ce lo mostri senza rovinare un bel fumetto?
Crhonicle è la vostra risposta, ogni riferimento a Kick-ass non è assolutamente involontario.




MM