giovedì 3 maggio 2012

Napoli Comicon 2012 [cronaca Villain]


Quest'edizione del Comicon è stata la più bella di tutte. Il fatto che si sia presentata l'etichetta più fica della terra c'entra parecchio. Il fatto che ci chiamiamo Villain, mi costringe ad essere un peletto polemico.

Il comicon da visitatore
E' la prima fiera che faccio da espositore e, sinceramente, per tutto il primo giorno ho vissuto un rapporto simbiotico con le pareti in cartongesso dello stand. La semplice idea che ci fossero persone che cacciavano il grano e acquistavano i miei fumetti, era elettrizzante. Nei giorni successivi però mi sono concesso di vagare più liberamente tra i padiglioni e ho potuto apprezzare la bellezza dell'area espositiva, totalmente rinnovata rispetto alle precedenti edizioni. Il nuovo Napoli comicon per i visitatori è un vero paradiso: un'ampia zona all'aperto, ha permesso di godersi le giornate di sole e ha attratto un vastissimo pubblico. Le grandi dimensioni dei padiglioni, anche nelle "ore di punta" hanno permesso un traffico scorrevole e gli ingorghi agli stand sono stati rari e controllati. L'area pro, dedicata agli artisti, era un'oasi felice dove una bella signorina continua a offrirti birra e caffè senza soluzione di continuità (i risultati delle birre saranno apprezzabili nell'intervista che ci hanno fatto i 5 Blogger).


Il comicon da lettore
Ora è d'obbligo fare una precisazione: le fiere di fumetti, pare proprio, che non siano fatte per i lettori di fumetti, o almeno lo sono sempre meno. Il processo che ha portato alla contaminazione con le fiere dei videogiochi e alle sfilate di cosplayer è lungo e se ne è parlato molto, per molto tempo, e trovo ci sia poco da dire. Nello stesso modo, penso ci sia molto da dire riguardo a quello che fa il fumetto italiano per combattere la diaspora dei lettori. L'ultimo giorno di fiera, alcuni editori hanno smontato i loro stand in anticipo, lamentandosi di non aver venduto nulla. C'è anche da dire che gli stessi editori non avevano portato in fiera praticamente nessuna novità. Il nostro, fatta eccezione per la Bonelli, è un mercato un pochino sterile. La mia opinione di lettore è che le grandi case editrici italiane siano un grande bluff. Ad eccezione forse di rat-man (che però fa storia a sè) la Panini non è riuscita a creare nessun prodotto italiano. Riguardo alla mancanza di un mercato interno, ho parlato molto con la gente che ho incontrato in fiera e con i membri della Villain e mi sono fatto un'idea. Badate bene è la mia idea, non quella dell'intero staff Villain. Se la Panini che è una grandissima realtà editoriale e fa da service editoriale e poco più, se la Lion (per ora) non ci pensa nemmeno ad investire su prodotti made in Italy, se la Bd si presenta con uno stand coperto per il 99% di manga e neanche una nuova uscita, se la Bao neanche si affaccia, allora chi crea i lettori di domani?
Molto spesso si da l'impressione che la crisi del fumetto sia tutta colpa dell'invasione dei prodotti esteri esteri, la realtà è che stiamo smettendo di leggere anche quelli di fumetti e, se Giappone e Usa starnutiscono, qui in italia siamo già in coma da un po'. La cultura di un paese fa sì che sia resistente alla penetrazione delle altre e, nello stesso momento, che sia in grado di coglierne gli stimoli. Quando negli anni 70-90 l'italia aveva una grande produzione culturale; sul giornalino si formavano intere generazioni, su topolino le storie erano per lo più di autori italiani, usciva PK ed era un successo. I bambini venivano educati alla lettura e poi portati per mano verso la produzione indipendente che tanto piace ai giovani, e le riviste aprivano e chiudevano, ma lasciavano il segno. Quando finalmente eri un lettore maturo, potevi anche smettere di girovagare alla ricerca di storie, perché c'era mamma Bonelli che ti teneva con se finché morte non vi separi. Naturalmente il successo del fumetto, era solo una parte del successo della cultura italiana, che allevava geni in tutte le sue aree, da Sergio Leone, a Calvino, a Pazienza a Tiziano Sclavi.
Cosa rimane di tutto questo?
Poco e nulla, il lettore è stato mollato dalla Disney italia, le realtà indipendenti hanno sempre più paura di chiudere e quindi neanche aprono, il vuoto lasciato dall'impoverimento della nostra tradizione culturale pare quasi incolmabile. Andando avanti di questo passo, da mamma Bonelli, inizieranno ad arrivare sempre meno pargoli assetati di belle storie e riusciremo a rovinare anche l'ultimo barlume di speranza nel mercato editoriale. Come si risolve la crisi non sta a me deciderlo, ma un'idea vorrei buttarla lì: gli editori devono iniziare a investire di più nelle idee e nel mercato interno e a smetterla di decidere tutto come fossero delle spose il giorno delle nozze. Sono imprenditori, o meglio dovrebbero esserlo, ma nella stragrande maggioranza dei casi, di fumetti non ne capiscono un cazzo... ed è giusto che sia così, i casi come la Bonelli sono eccezioni, smettetela di voler sembrare dei mecenati e iniziate a mettere in mano a gente del settore le decisioni creative. Ah, e più fumetti. Non esiste nessuna dottrina economica che combatta la crisi con meno investimenti.

Il comicon da "editore"
Della Villain ho già parlato, chi vuole saperne di più può andare a dare un'occhiata al SITO. La mia prima esperienza da editore è stata galvanizzante. Abbiamo venduto qualche copia e, considerato il deserto dei tartari in cui ci hanno infilati, è un bel risultato. Abbiamo venduto più o meno 200 copie, che hanno permesso di ripagarsi lo stand e la permanenza a Napoli e ne sono rimaste abbastanza, da prefigurare un pareggio alla fiera di Lucca. Tutti i lettori che sono venuti allo stand, ci hanno detto che siamo coraggiosi, tutti i professionisti, che siamo pazzi. Noi invece, ci sentivamo solo felici.
A noi piace fare i fumetti.
Non stiamo tentando di fare i soldi, non proviamo nemmeno a entrare per vie traverse nel cinema o nell'alta moda (anche se siamo tutti belli belli in modo assurdo). Siamo solo gente che non riesce a stare semplicemente a guardare. Fare i lettori ci è bastato fino all'adolescenza, poi abbiamo iniziato a svilluppare l'irrefrenabile impulso di scrivere e, visto che siamo nati in un'epoca ricca di stimoli in questo settore, ci siamo avvicinati al mondo del fumetto. Le prime volte che abbiamo tentato di entrare a farvi parte, siamo stati trattati male, non abbiamo fatto altro che provarci più forte. Quando poi ci hanno proprio ignorati abbiamo deciso di mettere in piedi la Villain e iniziare a fare un sacco di casino. Questo progetto, questa autoproduzione di folli e coraggiosi, vorrei tanto che fosse solo una scintilla. Vorrei che molti altri facessero la stessa cosa, che si mettesse il mercato a soqquadro, che si costringano i soldi ad arrivare nei progetti giusti. E, per chi ha paura di un mercato fatto di prodotti scadenti e amatoriali, li invito ad assistere alle nostre riunioni... perché si fa presto a dire autoproduciamoci, ma poi vi assicuro che serve una profonda determinazione per arrivare fino in fondo e il prodotto finale è un concentrato di amore e dedizione, sicuramente costellato di ingenuità, ma autentico sotto ogni punto di vista.
(P.S. un consiglio non richiesto agli organizzatori. Considerando che la fiera del fumetto dovrebbe avere come suo cuore il padiglione editori, e voi vi ritrovate con un'area espositiva vastissima, ma un pochino dispersiva: mettetelo al centro della fiera. Costringete i visitatori a passarci attraverso.)

Conclusioni
Ora, se pensate che io sia una specie di figlio dei fiori, convinto di poter cambiare il mondo, sappiate che l'uscita di questo pezzo è stata volutamente ritardata. L'entusiasmo che mette addosso fare cose che si amano è incontenibile e, chiamatemi come volete, io sono convinto sia anche contagioso.
Ci vediamo a Lucca, con tante novità della Villain, aggiustando il tiro, cercando di portarvi il miglior prodotto possibile. Nel frattempo, per non lasciarvi orfani del nostro amore, vi faremo assistere alle varie fasi di preparazione degli albi e vi terremo aggiornati sulle litigate furibonde che scandiranno ogni più piccola decisione della Villain.


MM

3 commenti:

  1. Appena trovo tempo li leggo, i vostri prodotti. Vorrei spararmeli uno dietro l'altro ma ancora non ci riesco. Intanto vi ringrazio per la shopping bag, ha salvato una spalla sia a me che alla mia pulzella. E credeteci. Mi raccomando.

    Forse ci si vede a Lucca.

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  2. vedere la vostra roba relegata in un banchetto indipendeten mi riempie di sconforto. una casa editrice degna di questo nome dovrebbe investire prodotti come quelli.

    questo è stato il primo comicon in cui ho badato agli stand degli indipendenti (dove tra un annetto credo di finire anche io e i miei compari).
    purtroppo alle produzioni indipendenti manca una vera cassa di risonanza e autoprodursi coporta spendere molto per guadagnare poco rispetto alla qualità che si mette in campo.

    questo discorso sconclusionato si riassume con un semplice pensiero: meritereste di più

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  3. @Jabbawack Grazie mille, in realtà il mio discorso voleva essere più ampio. In un mercato in cui esce tanta roba, è più facile che esca bella roba, è la legge dei grandi numeri. Se si produce così poco è decisamente difficile scovare talenti. Noi della Villain non siamo certo dei mostri di bravura, ma per imparare direi che l'unica via è lavorare. Ma chi te ne da la possibilità? Dove si trova lo spazio? La nostra risposta è che ce lo creiamo, paghiamo per le nostre prove e per i nostri errori, e speriamo di fare sempre meglio.

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