lunedì 5 dicembre 2011

Bored to Death

 [Prima Guest Star su Birra e Darth Vader, il famigerato Giulio Antonio Gualtieri, che per l'occasione ci parla della sua serie favorita (che poi gli ho segnalato io). Buona lettura a tutti. MM]

La luce del lampione è fioca e non mi consente di vedere bene. Sono appostato qui da più di due ore e dei due blogger ancora non c'è traccia. Quei maledetti nerd riescono a rimanere dietro al computer per ore e a me tocca prendere freddo. Per fortuna mi sono portato da leggere. No, non è una battuta. Il mio cliente vuole pubblicare questa recensione a loro insaputa ed io ad aspettare qui sotto mi sto annoiando, per cui credo che gli darò una letta.

Bored to Death è un mirabile esempio di televisione creativa e sperimentale. Le condizioni di partenza sono semplici ma efficaci. Jonathan Ames è uno scrittore di libri noir che non riesce a concludere il suo secondo libro. Viene lasciato dalla fidanzata e così si rimette a leggere i classici di Chandler. Spinto dalla voglia di immedesimazione, decide di mettersi in gioco come detective privato e pubblicato un annuncio su Craiglist. I casi che gli verranno proposti sono diversi da quelli che si aspettava, ma la sua professionalità gli impone di occuparsi di tutto, anche di skate smarriti. Ad accompagnarlo nelle sue avventure ci pensando i suoi due amici, George, ricco e affascinante sessantenne con una forte passione per le donne e la marijuana e Ray, corpulento disegnatore di fumetti vittima delle sue stesse incertezze.
Tre personaggi piuttosto distanti dagli standard classici di Hollywood, eppure a guardar bene neanche così lontani.
La serie è infatti un mirabile omaggio al genere noir, stemperato però da toni da commedia grottesca. Sintesi perfetta del prodotto è l'ambientazione newyorkese, centrale per lo sviluppo delle trame narrative. Solo in una città come New York, simbolo dell'America eppure ancora profondamente europea, poteva nascere questa strana alchimia.
Con il noir, oltre ai temi investigativi, i tre condividono una forte avversione per i vincenti. Come Marlowe prima di loro, sono incapaci di affermarsi nel mondo e preferiscono perdere con stile piuttosto che sporcarsi le mani.
I toni grotteschi potrebbero spesso sembrare esagerati, ma la grande leggerezza della scrittura produce un meccanismo di sospensione dell'incredulità piuttosto forte, per cui si finisce per accettare qualsiasi stranezza con una risata.
Come molte serie prima di questa, la quadratura del cerchio è stata trovata nel corso della produzione e dalla seconda serie in poi gli autori hanno compreso che tutti e tre i personaggi principali avevano bisogno di essere protagonisti.


Le dinamiche che sono seguite hanno spostato l'attenzione concentrandola soprattutto sull'amicizia e sulla voglia di condivisione di queste strampalate avventure, che passando da Jonathan, George e Ray finisce spesso per contagiare anche gli spettatori. I tre attori, Jason Schwarzmann, hanno solo il difetto di avere nomi difficili e impronunciabili, ma per il resto sono perfetti nella parte e riescono a mantenere una recitazione posata e mai sopra le righe, perché il compito di esagerare è lasciato evidentemente alla fase di scrittura.
La terza serie, da poco conclusa, è decisamente la più riuscita sotto tutti questi aspetti.
Fedele alla sua origine noir, non riesce a prendersi troppo sul serio e vive di un numero di puntate ridotte, solo otto, evitando di calcare troppo la mano sul finale di stagione.
Sostanzialmente si tratta di un meraviglioso esempio di produzione creativa solo apparentemente al di fuori delle regole, perché in realtà anche il detective Marlowe non amava essere classificato e faceva dell'imprevedibilità il suo cavallo di battaglia.
Analizzando poi anche un altro...

Mah. Due ore sotto la pioggia per leggere quest'assurdità. Mi sento ancora più stufo di prima, anzi, come scrivono quelli più bravi di me sono annoiato a morte. Fortuna che il mio cliente mi ha allungato due centoni , altrimenti me ne sarei già andato. Davanti a me passano due ragazzi con la maglietta di Star Wars. Sono proprio due nerd. Ehi, ma sono loro! Mi nascondo dietro il bavero del cappotto appena in tempo. Per fortuna stanno leggendo sull'Ipad e non si accorgono di me. Mi metto a seguirli. Chissà che non riesca a distrarli il tempo necessario per pubblicare la recensione.

GG

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