lunedì 26 marzo 2012

Almanacco della Paura 2012


[LA RECENSIONE INIZIA DOPO LO SPROLOQUIO, SE NON SAPETE CHE CONOSCO GLI AUTORI DELL'ALBO SALTATELO... TANTO NON VI FREGA NULLA.]

Ieri dicevo che è difficile parlare del proprio lavoro, ma forse c'è una cosa pure peggio, e non è un nuovo film di Shyamalan. La cosa più difficile è parlare del lavoro di persone che conosci. Solitamente mi limiterei ad evitare l'argomento con nonchalance, ma stavolta voglio diventare grande e provarci.

Almanacco della paura di Dylan Dog 2012. Autori: Mauro Uzzeo, con cui c'ho mangiato 'a gricia a San Lollo e ho visto appendendersi in testa svariati reggiseni, e Roberto Recchioni, con cui gioco ad Halo il mercoledì e che c'ha la ragazza che mi sfotte, è evidente che queste due particolarità lo rendano un caro amico.

Faccio una premessa grossa come una casa e pesante quanto Vin Diesel a cavacecio di The Rock: non sono un grande lettore di Dylan Dog. Ho letto il primo centinaio di numeri e lì mi fermo. Volevo solo metterlo in chiaro nel caso improvvisamente questo diventi un blog seguitissimo e la gente inizi a inveirmi contro che non conosco Dylan Dog davvero. Non lo conosco. O almeno non bene.

Cerco di prendere più tempo possibile perché, torno a ripetere, è davvero difficile parlare della sceneggiatura di un amico.
Il problema nello specifico è che l'albo mi è piaciuto molto. Se non mi fosse piaciuto l'avrei detto a loro, loro avrebbero preso molto a cuore la mia opinione, poi si sarebbero ricordati che io Dylan Dog neanche lo leggo e se ne sarebbero altamente sbattuti della mia critica. Invece mi è piaciuto ed è il dramma peggiore, perché ora voglio che altri lo leggano, ma i nostri cento lettori penseranno che gli sto vendendo il lavoro di un amico sotto forma di mega marchetta. Tranquilli, Roberto e Mauro hanni blog seguitissimi, molto più seguiti del mio, è virtualmente impossibile che questa sia una marchetta.
Ho sprecato tante parole, volevo dimostrare che è per pura dedizione che recensisco l'albo... sembra sempre di più una marchetta e io sempre di più uno di quei presentatori che chiama gli ospiti tutti per nome... avete notato che lo fanno?

[FINE DELLO SPROLOQUIO. INIZIO DELLA RECENSIONE.]


Il nuovo almanacco della paura parla della televisione generalista, dei reality show, del rapporto malato fra pubblico e medium televisivo. 
La storia è estremamente semplice e pulita: due concorrenti di una trasmissione che somiglia tanto ad Amici, decidono che l'eliminazione dei concorrenti va fatta fisicamente e iniziano a sparare agli squalificati dal televoto in diretta nazionale. Dylan, che si intrattiene con una delle concorrenti del programma, assiste alla follia e interviene per salvare la situazione, ma l'esito della sfida non è per nulla scontato...
Non voglio anticiparvi altro, forse ho fatto anche troppo, come quelli che sulla quarta di copertina del signore degli anelli mi hanno fatto trovare "...e poi Gandalf perde la sfida contro il Balrog".

Posso invece spiegarvi il motivo principale per cui mi è piaciuta la storia e ho deciso di recensirla. 
E' qualche anno che investo parecchie energie nel tentativo di entrare nel mondo del fumetto. Quando frequentavo l'università mi capitava spesso di rompermi le palle di studiare la valenza geopolitica del Kazakistan, e di mettermi a scrivere sceneggiature. Una volta ero accanto a una ragazza molto intelligente, intelligente tipo una quarta abbondante, e lei mi ha beccato a scrivere.
Si sporge verso di me quasi sfiorandomi con le tette.
4° abbondante: -Che scrivi?-
Io: -Una sceneggiatura-
4° abbondante: -Bello lavori per la televisione?-
Io: -No è un fumet... una Graphic Novel-
(l'ho fatto mi sono venduto per un paio di tette)
4° abbondante: -Cos'è una Graphic Novel?-
Io: -Un fumetto-  
(due volte di seguito non ce l'ho fatta)
4° abbondante: -Mi spiace per te, è stato un trauma infantile a farti decidere di non crescere e continuare a disegnare i pupazzi?-

Forse la risposta non è stata proprio questa, ma ci è andata molto vicina. L'episodio però mi ha dimostrato una cosa, ovvero come il mezzo più appariscente è la televisione, catalizzi su di se tutta l'attenzione, mentre gli altri medium rimangono fortemente in ombra.
Il fumetto è in ombra quanto l'Alaska nel mese di buio.
La cosa mi infastidisce, in quanto wannabe autore, ma regala al fumetto e a tutti gli altri mezzi "secondari", un grande vantaggio: non se li incula nessuno quindi possono dire quello che gli pare. E la verità ancora più vera è che non è vero che non se li incula nessuno. I fumetti in edicola vendono davvero un botto. Moccia, al confronto di Tex, è un poeta futurista che si autoproduce con i soldi della cresima. Le possibilità di parlare del mondo reale tramite il fumetto quindi sono davvero tante, e Mauro e Roberto l'hanno fatto anche bene. Cercando di analizzare un problema attuale senza tradire il mezzo che utilizzano.
Ho letto delle critiche mosse alla loro storia. La maggior parte suona così: che palle, la solita storia della tv generalista!
La verità è che della televisione non ne parla quasi mai seriamente. Non mi riferisco alle chiacchiere al bar. Parlo di cultura, se volete chiamatela popolare (che poi vuol dire solo che arriva a più persone).
Roberto e Mauro nella storia dell'almanacco inseriscono una critica raffinata. Non è più la televisione ad essere sbagliata, sono gli stessi spettatori ad avere un approccio brutale e infantile al mezzo.
La storia può apparire un po' naif se letta superficialmente, ma non è una critica ad Amici, o alla televisione di Berlusconi, è una critica allo spettatore. Uno spettatore che può scegliere e sceglie male.

Penso di aver detto tutto, molto probabilmente quando vedrò Roberto mercoledì per giocare ad Halo mi dirà che non c'ho capito un cazzo e mi farà saltare via dalle mani il controller, ma intanto io il fumetto ve l'ho consigliato e voi potete leggerci tutti i significati che volete.


MM

2 commenti:

  1. Io i dylan dog ce li ho praticamente tutti.. e oggi ho comprato l'almanacco di cui parli! Domani me lo leggerò tutto d'un fiato e ti saprò dire!

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  2. Fammi sapere che ne pensi, come ho detto ho letto solo i primi cento quindi mi saprai dire anche meglio. Sul valore assoluto della storia ci metto la faccia :)

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