giovedì 9 febbraio 2012

The Girl with the Dragon Tattoo e Hugo Cabret


A Roma ha nevicato parecchio, ma la cosa non sembra avermi impressionato parecchio perché come al solito ho passato il week-end al cinema. Volevo fare il fico che se ne frega della neve e invece poi la neve ha finito per influenzare il mio giudizio sui film che vedevo.

Come mio solito sabato ero stato invitato a una proiezione fra due coppiette. Per fortuna la seconda coppia formata dal mio amico Giulio Spiridione Gualtieri e la sua donna Michela, si è presentata in ritardo, vestita come pinguini con due paia di stivali di gomma ai piedi, rispettivamente rubati a una cinese da MAS e strappati a un operaio di una fabbrica polacca. So che la descrizione delle condizioni in cui ho visto il film sembra non essere importante, ma la verità è che quello scorso è stato un week-end irreale, in cui il cinema mi ha stupito meno degli eventi meteorologici. Ora a voi di tutti questi dettagli non interessa nulla, e molti non li capirete neanche, ma avendo notato che solo i post con la parola tette vengono letti, allora mi faccio un po' i cavoli miei e in fondo al post metto un bel paio di zinne.

Mentre cerchiamo tutti di scacciare il freddo dalle ossa, il film parte e l'insolita atmosfera invernale di Roma crea subito empatia con la pellicola che si svolge nelle fredde terre del nord della Svezia. A tratti la stessa empatia diventa un peso inutile, inizio a pensare: come fa Daniel Craig a stare con il maglioncino in mezzo alla neve? E' 007. Mi rispondo subito. E come fa la bellissima Rooney Mara a non cadere sulle strade ghiacciate della svezia? In Svezia uno come Alemanno non lo metterebbero neanche a spargere il sale. Sono proprio forte a darmi risposte intelligenti, quindi mi faccio un sacco di domande sulla quantità di neve che è caduta su Roma nella notte e di come debba essere vivere in un paese del nord. Mi distraggoe se ne va a fars fottere il l'immedesimazione con i personaggi, ma a differenza di quello che sarebbe successo l'indomani non chiudo occhio. Non mi addormento neanche un po' perché Fincher riesce a dare ritmo al librone di Larsson, senza per questo doverne snaturare i tempi lenti. La prima parte procede decisamente con i ritmi svedesi, ma serve solo a fare da contraltare a una seconda metà del film tiratissima in cui però mi stupisco continuamente che Daniel Craig non tiri fuori la pistola e inizi a menare come non ci fosse un domani. Il film come il libro avrebbe potuto fare a meno di un buon quarto d'ora nel finale, ma Fincher si porta a casa un film che è evidentemente poco farina del suo sacco e molto mestiere, pulito, essenziale, efficace. Come un telefonino svedese, come il vecchio 3210.

 Sò proprio cattivo che liquido così un film di Fincher, anzi sono proprio trasgressivo e controcorrente, ma il bello è che siamo solo a metà del pezzo e devo ancora parlare del film di Scorsese.

A Roma ha nevicato parecchio, più di quanto mi aspettassi e dopo aver cenato con Giulio e Michela sono rimasto incastrato a casa di Roberto Recchioni e la sua ragazza Mary. Visto che gli avevo già rovinato il week-end romantico ed innevato, ho pensato bene che la mattina seguente potessero ancheportarmi dinuovo al cinema, Roberto non mi ha voluto comprare le mandorle pralinate perché dice che mi fanno male ai denti, ma alla fine l'ho spuntata almeno sul film da vedere: Hugo Cabret.

Ho scoperto dopo che in realtà non c'era nulla di affettuoso in quel che stavamo facendo, la verità è che ero terzo in lista, dopo il cane e il gatto, per finire in forno, nel caso le scorte della città si fossero esaurite prima del disgelo. La mia estrema magrezza e Scorsese quindi mi hanno salvato la vita.
Ci siamo infagottati  come Totò e Peppino (e la malafemmina cannibale) e siamo andati pattinando a vedere il film. Sarà stato il tepore della sala, sarà stato il passato pericolo di essere cotto in padella, ma io i primi venti minuti del film li ho guardati con un solo occhio aperto (il che rovina molto il 3D) e i successivi quindici li ho proprio saltati mentre Mary mi disegnava gli omini in faccia. Quando ormai Mary aveva avuto il tempo di farmi un paio di baffetti da Hitler, mi sono svegliato di soprassalto e ho iniziato a prestare maggiore attenzione. Il film è carino, visivamente interessante, anche se ancora non al livello di Dragon Trainer o Avatar, unici due film che per ora sono valsi il costo maggiorato del 3D. Almeno un paio di carrellate attraverso la stazione affollata fanno davvero la loro porca figura, ma per il resto tanto buio e poco divertimento. La storia invece è assolutamente inesistente. C'è un ragazzo che ha un robot che non funziona e lo deve aggiustare a tutti i costi perché potrebbe avere al suo interno un messaggio di suo padre, ma quando lo aggiusta scopre che non c'è nessun segreto su suo padre, ma bensì sul giocattolaio della stazione che in realtà è Meliès, il famoso regista visionario (il primo a beccarsi quest'appellativo e forse uno degli unici a meritarselo). So bene che la frase qui su è molto lunga e confusa, ma vi assicuro che la cosa è voluta, rispecchia perfettamente quello che penso del film: lungo e confuso. Guadagna in lucidità unicamente nei momenti dedicati a Meliès e alla magia del cinema. Viene insomma da pensare che Scorsese avrebbe potuto benissimo girare un bel documentario su Melies, o anche una di quelle agiografie strappalacrime che poi finiscono nei programmi di Pieroangela, e risparmiarci l'orfano più noioso della storia degli orfani.

La conclusione che ho potuto trarre da quest'esperienza di cinema e neve, è che ho la soglia dell'attenzione di un criceto. La nevicata fuori dalle porte del cinema mi ha distratto come fosse il motore di un boing acceso dietro la mia poltrona, quindi ammetto che potrei non essere stato del tutto obbiettivo nei miei giudizi.

Spero di non aver offeso nè Martin nè David che so per certo che leggono assiduamente il nostro blog, visto comunque che sta recensione è nata un po' a cazzo la finisco anche peggio...


 MM

7 commenti:

  1. ok sono stato convinto, ora debbo solo sostituire roma con milano e sabato in pieno hangover da venerdì (resto sobrio #credici)mi sparo il primo film con 007 senza pistola. :)

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  2. E' un bel film en se nevica fuori sei anche più in sintonia con l'ambientazione

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  3. Il secondo non l'ho visto e quindi non so dirti nulla, anche se a naso mi aspettavo una roba come quella che hai descritto.
    Su Millennium, non posso che dirne bene, è un compito a casa ma maledettamente ben eseguito. E te lo dice uno che aveva trovato l'originale svedese parecchio poco coinvolgente.

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    1. Ma infatti figurati, tanto di cappello al vecchio David, ma è chiaro che di cose-meglio ne ha fatte eccome. Insomma io non lo paragonerei neanche di striscio a Seven, Fight Club o a quel capolavoro di Social Network e neanche al tanto contestato Zodiac.

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