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La fichissima copertina americana. |
Titolo: Il sindacato dei poliziotti Yiddish
Titolo originale: The Yiddish policemen's union
Anno: 2007
Edito da: Rizzoli
Pagine: 398
Prezzo: 16,15 su Amazon
Kindle: non disponibile
Su facebook impazza la moda delle classifiche, in particolare quelle di
List Challange vanno un casino fra le mie conoscenze. Infatti non c'è nulla che ecciti sessualmente di più un nerd, che un elenco di
cose unito a una sfida (contro i suoi altri amici nerd) che dimostri quanto è più nerd degli altri.
- Io ho una vita sociale pari a zero, hai visto, ho visto tutti e trecento i film muti usciti nel 1901!
- Stai scherzando? Quella è roba l'ha vista anche mio cugino di sei anni, io invece ho totalizzato 199 su 200 libri in cui compaiono le parole Star e Trek... sì ho letto anche
Fare Trekking con le Star, per completezza!
Visto che su questo blog
non ci vogliamo mai far mancare una nuova rubrica che chiuderemo dopo due puntate, abbiamo preso la palla al balzo e abbiamo deciso di sfidare tutti voi, e noi stessi, in una sfida all'ultimo sangue contro la
Lista degli Hugo Award. Da ragazzino io, Michele, quello bello della coppia, ero un vero maniaco di fantascienza. Mio padre, prima di me, era un vero maniaco di fantascienza. Nella casa al mare lessi quella mezza quintalata di vecchi Urania che, mia madre, aveva relegato nella casa vacanze, nel vano tentativo, di diminuire la pressione che le librerie stracolme di casa esercitavano sul soffitto dei nostri vicini (fu inutile gli crollammo in testa durante la pasqua del 1998, per fortuna nessun libro si danneggiò nell'incidente).
Forte del mie radici di geek sci-fi, ho affrontato
la lista di vincitori dello Hugo Award con un sorriso beffardo sul viso, convinto di potermi vantare di un amplein facile, facile. L'amaro risultato è stato un 12/64. Per rimediare all'affronto (che ho evidentemente fatto alla memoria dei miei vicini morti nel crollo di pasqua 1998) ho deciso di sfidare la lista e di
leggere tutti i romanzi vincitori dello Hugo Award.
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La più seriosa copertina italiana. |
Il primo nella mia lista è
Il sindacato dei poliziotti Yiddish, di
Michael Chabon, vincitore nel 2008.
Dopo tre giorni di lettura, ho abbattuto le 398 pagine del libro e ho portato il punteggio a 13/64.
Ma com'è il libro? Michael Chabon lo conoscevo già, ho letto le fantastiche avventure di
Kavalier and Clay e un favoloso saggio sul genere in letteratura che si intitola
Mappe e leggende, quindi sapevo che il ragazzetto sapeva scrivere. Quello che non sapevo era che avesse mai scritto un romanzo sci-fi o fantasy. E infatti non l'ha fatto.
Il sindacato dei poliziotti Yiddish è un favoloso giallo con uno spunto
what if davvero geniale, ma rimane un giallo. Sono ugualmente contento che abbia vinto lo Hugo, ma diciamo che è un pochino fuori categoria secondo il mio modestissimo parere. Nel 2008 aveva forse più ragione di vincere quello stronzo di
John Scalzi che mi ha appena ripianato il punteggio della sfida... vi spiego fra un momento.
Intanto è bene dire, che
il libro di Chabon è un noir geniale; si parte dal presupposto che, nel 1948, durante il primo attacco al neonato stato di Israele, gli ebrei c'abbiano preso le pizze dalla coalizione araba che (miracolosamente) è riuscita a non pestarsi i piedi a vicenda e ha scacciato il popolo di David. Persi nuovamente, gli ebrei hanno trovato rifugio nelle fredde terre dell'Alaska, dove gli States hanno creato un distretto federale ad interim che accogliesse il popolo eletto. Quasi cinquant'anni dopo, il distretto federale di Sitka in Alaska, sta andando incontro ai suoi ultimi giorni e alla dolorosa Restituzione agli Stati Uniti, il popolo di Israele rimarrà nuovamente senza terra. In questo scenario da fine di un'era, seguiamo l'indagine dell'ispettore Landsman, un uomo che, come il suo paese, sembra alla fine della corsa; alcolizzato, divorziato con forti tendenze suicide, si trova a investigare sulla morte di uno degli occupanti dello stesso orrendo motel in cui vive anche lui. Il morto è all'apparenza, un eroinomane qualunque freddato con un colpo di pistola alla nuca che lascia in questa vita il suo corpo emaciato e una partita a scacchi nelle sue fasi finali di gioco. Il caso attorno alla morte di un tossico inizierà a scendere dal crinale della montagna di Sitka come un sassolino e, nel suo cammino verso la risoluzione, si trasformerà in una valanga di proporzioni bibliche. La narrazione di Chabon riesce a irretirti e a precipitarti nelle macerie della civiltà ebraica, e della vita di Landsman, con una maestria paragonabile solo a un'altro scrittore (sarà un caso, ma un altro ebreo) che ha illuminato la mia adolescenza, Mordecai Richler. Con lui, e con altri grandi come Allen, condivide questo sguardo distaccato e ironico, ma nello stesso tempo estremamente competente e attento, su una delle religioni più antiche e affascinanti della storia. Ho letteralmente adorato, ad esempio, il personaggio dell'esperto di confini, un uomo deputato a fregare Dio rispettando le regole dello Shabbat: durante il sabato è vietato trasportare merci in strada, ma è possibile farlo in casa, perciò
l'esperto di confini ha il compito di creare un complesso sistema di pali del telefono, che fungono da metaforici stipiti, collegati da fili/architravi che recinta tutto lo spazio del distretto, in maniera da poter girare liberamente durante lo Shabbat come se ci si trovasse in casa. Come dicevo una religione affascinante che fa da contraltare perfetto alle indagini del nostro Landsman
a metà fra Twin Peaks e La versione di Barney.
Michael Chabon è forse uno dei migliori scrittori degli ultimi anni, ha vinto un Pulitzer, un Hugo, un Nebula e un'altra valanga di riconoscimenti, ma soprattutto è decisamente uno di noi, un nerd con i controfiocchi, a cui dobbiamo, fra le altre cose, la sceneggiatura di Spider-man 2 e quella di John Carter.
Se vi ho convinti a seguirmi in questa pazza impresa di
battere il premio Hugo, sappiate che
il prossimo libro è fuori dalla lista, infatti potrei barare, ma la verità è che la lista è stata evidentemente compilata un anno fa, quando non avevano ancora premiato
Red Shirt di John Scalzi, tradotto e portato in Italia dalla Gargoyle con il terrificante titolo di Morire per Vivere. Ci vediamo fra qualche giorno!
MM
Punteggio ad oggi:
13/65