I due Rob, come li ricorderemo. |
E’ più forte Rob Liefeld o quel panzone di Kirkman? Questo il quesito che, da qualche giorno, attanaglia i nerd di tutto il mondo, o almeno quella fetta di lettori che ama i fumetti più introspettivi e profondi, del tutto privi di sfondi ma altresì zeppi di esplosioni e denti digrignati (chiara metafora della deflagrante condizione di solitudine in cui versa la razza umana e del perenne conflitto interiore che anima le nostre esistenze).
Ma andiamo con ordine: Robert Kirkman, uno degli sceneggiatori a stelle e strisce più talentuosi della sua generazione, creatore di alcuni dei fumetti indipendenti più apprezzati dell’ultima decade, come The Walking Dead e Invincible, è sin dalla sua pacciocosa adolescenza un Image zombie.
Non solo lo stesso Kirkman lo ha ribadito più volte nel corso sue interviste, ma lo ha anche dimostrato con i fatti, risvegliando dal torpore fumettistico un certo Todd McFarlane (realizzando, assieme all’autore canadese, la serie Haunt, che ha l’indubbio merito di aver riportato al fumetto seriale il mai domo Greg Capullo), e prendendosi la briga di sceneggiare il crossover del secolo, quell’Image United mai portato a termine dai fondatori Image.
Ma Kirman non era ancora soddisfatto: come un provetto autore Image dei bei tempi anni andati, Kirkman non ha mai perso l’occasione per snocciolare tutto il suo rancore verso le due major - a ragione o meno, questo non ci interessa -, la Marvel e la DC Comics, fino a quando non è stato insignato dagli altri fondatori di un titolo coniato apposta per lui: quello di Image Partener. Con gli stessi privilegi, e lo stesso potere decisionale dei quattro fondatori Image rimasti sempre fedeli (o quasi) alla loro causa (Erik Larsen, Todd McFarlane, Jim Valentino e Marc Silvestri), Kirkman ha dato vita alla sua etichetta personale, la Skybound, cercando di coronare l’ultimo dei suoi sogni.
Realizzare una nuova sfavillante serie creator owned con il suo idolo di sempre.
Robert Liefeld.
Gli haters più incalliti hanno da subito guardato con un certo disfattismo l’avvento di The Infinite, serie supereroistica dalle forte venature action e fantascientifiche (fiero manifesto dei topos più classici della narrativia liefeldiana, come i viaggi nel tempo, le armature colossali e le armi di plastica), realizzata per l’appunto da Robert Kirkman ai testi e Rob Liefeld alle matite. La cosa più spassosa è che il tempo ha dato ragione agli haters, ma per i motivi più imprevedibili, roba che neanche i Maya dopo un festino a base di ecstasy e sacrifici umani avrebbero poutto predire.
Kirkman ha infatti rigettato le tavole definitive del quinto numero di The Infinite, bloccando l’uscita dell’albo in questione per più di un mese, perché...
T R O P P O P O C O A L L A L I E F E L D.
Esatto. Roba da non crederci: quello che è, a tutti gli effetti, uno dei disegnatori americani più amati ed odiati allo stesso tempo, ha visto le sue robe bocciate perché, per una volta, ha cercato di valorizzarle, affidandole ad un nuovo valente inchiostratore.
Ma, ancora una volta, procediamo con ordine. Qualche anno fa, la Marvel ha ripubblicato alcuni dei più celebri lavori di Liefeld nel presitigioso formato degli hardcovers, volumi dalla grande foliazione con cui Sylvester Stallone è solito allenare i tricipiti. Liefeld, nonostante tutto, è uno di noi, un nerd all’ultimo stadio che alla vista dei nuovi volumoni - con il suo nome impresso sulla costina - si è esaltato come pochi ed è rinato, trovando una nuova ragione di vita: tornare regolarmente al tavolo da disegno realizzando nuove profiliche run, in modo da poter riempire le librerie di casa con una moltidutine di nuovi volumazzi, tutti marchiati con il suo nome.
Liefeld ha quindi preso le redini di Deadpool Corps firmando una lunga run di dodici numeri, senza, contro ogni pronostico, mai bucare una consegna; poi, quasi contemporanemante, ha accettato la sfida di The Infinite ed è stato scelto dall’amico Jim Lee per essere uno degli autori del rilancio DC Comics, realizzando dapprima le matite, e poi anche i testi, di Hawnk & Dove (che ha rappresentato un po’ la chiusura del cerchio per il buon Rob, essendo il primo fumetto da lui realizzato in assoluto); in tempi più recenti e in barba alla fine del mondo, Liefeld ha annunciato il rilancio per il 2012 della Extreme Comics (esaltando i suoi fan, e spingendo al suicidio qualche detrattore), la sua etichetta personale, a cui ha fatto da apri pista il primo numero di Prophet (che poi è il #21, perché le nuove serie di Rob riprendono tutte le vecchie numerazioni), uscito mercoledì scorso negli store USA e in formato digitale; inoltre, dopo l’annunciata chiusura di Hawk & Dove, Liefeld ha iniziato a lavorare a tre nuove serie per la DC, due in veste di soggettista e co-sceneggiatore, Hawkman e Grifter, ed una, Deathstroke (personaggio da cui Liefeld prese l'ispirazione per Deadpool, una delle sue crezioni più celebri ed amate), come autore completo.
Nonostante i molteplici impegni, Liefeld non ha perso ancora un colpo e, a prescindere dalla qualità dei suoi lavori, sta comunque riuscendo a curare almeno due serie al mese, proprio come i suoi idoli del passato. E per farlo Rob ha utilizzato alcune delle tecniche più abusate tra gli artisti più profilici, come scrivere i soggetti dei suoi fumetti in chiesa (lo testimoniano alcuni suoi tweets risalenti alla scorsa estate) o chinare i propri albi in macchina.
Qualcosa, però, deve essere andato storto nel bel mezzo del processo creativo.
Intenzionalmente, o per mera mancanza di tempo, per il numero #5 di The Infinite Liefeld ha realizzato unicamente 6 tavole, limitandosi a disegnare dei layouts per le restanti 14, che sono state poi completate e chinate da un nuovo inker, un certo M.A.C.
La cosa ha mandato su tutte le furie Kirkman, apparentemente non per la qualità delle tavole in sé, ma perché, essendo un grande estimatore di Liefeld, Kirkman voleva a tutti i costi che il loro albo edito dalla sua etichetta, la Skybound, apparisse e fosse in tutto e per tutto alla Liefeld. Senza nessuna, fottuta, contaminazione. La vicenda è esplosa solo negli ultimi giorni e ad esporsi in mertio è stato unicamente Liefeld, dapprima tramite Twitter e poi intervenendo più nel dettaglio sul suo forum, pubblicando le seguenti immagini, e svelando qualche retroscena non proprio piacevole (tutti raccolti in questo esaustivo articolo pubblicato da Bleending Cool).
Come potete vedere, il risultato finale delle tavole in questione non era per niente sgradevole, anzi, avevano un look alla John Bryne niente male. |
Chi scrive, non ha intenzione di puntare il suo fucilazzo di plastica nè su Kirman nè su Liefeld, tutt’altro, il mio pensiero è che entrambi gli autori abbiano perso la partita, probabilmente per il troppo orgoglio.
Kirkman avrà avuto le sue ragioni per alterarsi, visto che Liefeld gli ha comunque cambiato le carte in tavola, ma Rob Liefeld, d’altro canto, ha sempre scelto i suoi collaboratori personalmente, da tempi ormai immemori, e questo vale sia per gli inker che per i coloristi.
Se Liefeld era davvero soddisfatto del suo lavoro (e non nascondeva un secondo fine, come trovare un pretesto per andarsene e lavorare unicamente per la DC e la sua Extreme Comics), Kirkman poteva anche procedere alla pubblicazione del quinto albo di The Infinite (in fondo, un fill in con un altro autore, o un autore di supporto, è prassi comune per mantenere la serialità), evitanto di lasciare i fan in asso per quasi due mesi (The Infinite #5 era prevesto per Dicembre), e chiedendo all’amico di tornare a fare tutto da solo o quasi nei numeri successivi (sin dai primi numeri di The Infinite, Liefeld è stato affiancato da dei collaboratori alle chine) e, magari, di rifare ‘ste famigerate 14 tavole del #5 numero in vista del futuro hardcover. Che, ormai, rischia di giungere sul mercato incompleto, senza chiudere il primo arco narrativo. Infrandendo i sogni più bagnati di Liefeld. E dello stesso Kirkman che, nel corso dell’estate, predicava che con The Infinite avrebbe contribuito a dare alla luce la più lunga run di Rob Liefeld di sempre (che a dimagrire e diventare come Batman faceva prima, ‘nsomma).
The Infinite, invece, chiuderà mestamente i battenti, ufficialmente per divergenze creative, regalando ai posteri un nuovo litigio sotto l’incazzoso vessillo Image.
A questo punto, anche il completamento della già citata miniserie Image United è in forte dubbio, non tanto perché il quarto numero (di sei) è in ritardo da più di un anno, eh, quest so' inezie (all’Image ne hanno sempre promesso il completamento; ciò significia che almeno i vostri figli ne potranno leggere l’epilogo), ma proprio per questa recente ed inaspettata rottura tra i due Rob più famosi dell’attuale Comicdom statunitense.
RC